Il programma proposto dallo Scharoun Ensemble, oggi ai vertici del panorama cameristico tedesco, riflette la filosofia perseguita dai suoi membri in questi trentacinque anni di attività: valorizzazione del grande repertorio e attenzione alla contemporaneità. Hanno scelto infatti di chiamarsi come Hans Scharoun, l’architetto che ha progettato la Philharmonie di Berlino, la loro ‘casa’, dove l’innovazione si sposa con l’amore per il passato. Proprio per questo troviamo le Quattro Fantasie per ottetto di archi e fiati di Hans Werner Henze – con cui l’ensemble ha ampiamente collaborato e delle cui opere ha realizzato apprezzate incisioni – incorniciate da Brahms e Beethoven. Scritte nel 1963, quando il compositore tedesco, in forte dissidio con la situazione socio-politica del suo paese, si era già trasferito in Italia, le Fantasie guardano al passato della tradizione barocca, ma sempre rielaborato con un linguaggio personalissimo che non rinuncia mai al lirismo, una delle sue inconfondibili cifre stilistiche. Ad introdurre il programma, tutto dedicato alla Germania, sono le Variazioni sopra un tema di Robert Schumann op. 9 di Johannes Brahms, ispirate a una melodia dei Bunte Blätter, nella trascrizione per ottetto di Detlev Glanert. Dedicate a Clara Schumann, che già aveva composto sette melodie su questo stesso tema, le Variazioni giocano con le citazioni più o meno celate delle note di Schumann e della moglie: Brahms ne trasse un contrappunto di voci e di anime che piacque anche al suo mentore, già ospite del manicomio di Endenich dopo il tentato suicidio. Il finale del concerto permetterà di ascoltare una delle opere cameristiche di più rara esecuzione di Ludwig van Beethoven, il Settiminio op. 20 per fiati e archi. Scritto dal compositore non ancora trentenne, ebbe un immediato successo e riecheggiò in tante partiture dell’Ottocento europeo, a partite dalla Norma di Bellini.