MEMORIA AL FUTURO
Omaggi, dediche, reminiscenze: infiniti sono i modi nei quali la memoria può impadronirsi del passato, per creare un futuro dove quella memoria a volte è annidata senza che noi stessi neppure ce ne accorgiamo. «… la memoria custodisce il silenzio, ricordo del futuro»: lo ‘diceva’ il Berio di Un re in ascolto, e ce lo ricordano – ciascuno a suo modo – gli autori in programma. L’ultimo di essi non a caso è il più ‘antico’, quel Ravel il cui Trio, firmato nel 1914 appena prima della Grande Guerra, pare quasi un pirotecnico addio alla gioia, riunendo nelle sue pagine la perfezione neoclassica, gli accenti popolari della musica basca e i complessi intrecci metrici della poesia malese. A Ravel si ispira, anche nell’organico, il brano di Virginia Guastella, che all’autore riconosce un ruolo primario nel proprio lavoro. E se ad una rilettura post-tonale di una suite bachiana si rifà The Airy Violin di Gentilini, a Schumann rimanda il brano di Rihm, composto da tre “scene” nelle quali ritroviamo un tentativo di esprimere nella scena contemporanea, appunto, quel lirismo soggettivo del quale Schumann era maestro. A una memoria pittorica è ispirato infine Melencolia I di Sciarrino: l’omonima incisione di Alfred Dürer, che rappresenta la situazione intellettuale dell’artista, la malinconia del genio creativo.