ll progetto EXITIME/Formazione e Ricerca si concretizza quest’anno nell’aver conferito al giovane compositore Andrea Agostini una residenza creativae nell’aver realizzato una collaborazione produttiva con la Scuola di Teatro “Galante Garrone”. È questo il fil rouge che lega i brani in programma, riannodando peraltro le fila, attraverso Un sopravvissuto di Varsavia, con la traccia principale, che corre lungo tutto il festival: la memoria della Guerra e dell’Olocausto. Così se il capolavoro schoenberghiano è opera calata nella Storia, Seraf’im di Betty Olivero ci riporta nella dimensione della spiritualità. Storia e spiritualità legate in questo caso proprio dalla riflessione sui temi del sacro, che innervano entrambe le partiture. Agostini, da parte sua, fa della Resistenza il punto di partenza di una complessa meditazione, in cui politica e passione, memoria e oblio si riuniscono. «La mia simpatia – dichiara – va a chi scrive, a chi studia, a chi discute, a chi prova a capire, a lottare senza armi e senza violenza, a costruire pace senza chinare la testa: si può chiamare resistenza? Non lo so. Ma qui e ora provo a scavare nel grumo di passioni, cinismi, utopie e contraddizioni che mi porto dentro, e nel terrore di ciò che può succedere se solo ci si distrae un attimo; forse vi rinverrò una briciola di senso, un angolo dal quale guardare, una scintilla che mi aiuti a capire qualcosa: magari, chissà, in forma di canzone d’amore».