Pianista e compositore, Fazil Say è un talento incontenibile e multiforme. Fin da giovanissimo ha sorpreso i suoi maestri, Mithat Fenman prima e David Levine poi, con la sua tecnica brillante, con la sua straordinaria abilità di improvvisatore e con una rara sensibilità per ogni genere musicale che lo ha presto condotto verso la composizione. Nel suo recital per Musica Insieme interpreterà proprio due sue opere: la recentissima Yürüyen Köşk (Il palazzo che cammina) op. 72, e Black Earth, ispirata a una lirica dell’ultimo grande cantore tradizionale della Turchia, Aşık Veysel, una melodia che canta la solitudine e la lontananza dalla propria terra natale. Nelle sue composizioni Fazil Say fonde esperienze musicali che vanno dal folklore turco – con la sorprendente imitazione dei timbri degli strumenti popolari – alle sonorità jazz e alle atmosfere del repertorio classico europeo, di cui è uno dei più apprezzati interpreti. Non a caso, il programma si apre proprio con uno dei capolavori più amati di questo repertorio: la Sonata op. 106 – Hammerklavier di Ludwig van Beethoven, una vera sfida all’abilità tecnica dell’esecutore. Lo stesso compositore, consapevole di questa difficoltà, scriveva all’editore: «eccovi una sonata che darà del filo da torcere ai pianisti quando la suoneranno fra cinquant’anni». Monumentale e solenne, quest’opera dal respiro orchestrale sfida la resistenza stessa dell’interprete con la sua impressionante e primordiale Fuga finale. Il talento di Fazil Say non si manifesta, però, solo nel virtuosismo più arduo, ma anche nella poesia delle sue interpretazioni. Proprio per questo ha incluso nel suo recital una selezione di Preludi di Claude Debussy. Ventiquattro come Il clavicembalo ben temperato di Bach e come i Preludi di Chopin, sono acquerelli sonori di ineffabile bellezza.