La carriera di Arcadi Volodos è ormai assimilabile a quella dei maggiori interpreti del nostro tempo: per constatarlo, basta scorrere l’elenco delle sale in cui è apparso nel solo inizio d’anno 2015 – Musikverein di Vienna, Théâtre des Champs-Elysées, Philharmonie di Berlino, Teatro Colon di Buenos Aires… – aggiungendo la Residenza al Konzerthaus di Berlino e l’apparizione al Festival di Pasqua di Salisburgo con la Staatskapelle di Dresda diretta da Daniele Gatti. Tanto più atteso è quindi il suo recital per Musica Insieme, ormai un appuntamento regolare con il nostro pubblico, e con le scelte di un interprete, che da anni ha messo la propria tecnica prodigiosa al servizio di pagine di grande profondità espressiva, eleggendo Brahms e Schubert fra i suoi numi tutelari. È il caso di due rarità come l’opera 18b, trascrizione del secondo tempo del giovanile Sestetto per archi, o dei Capricci e Intermezzi op. 76 dell’Amburghese, nel mentre il cimento con l’ultima sonata di Schubert, suo estremo e radicale frutto creativo, rientra nelle sfide tra le più stimolanti per il pianismo di tutti i tempi.