«Questo giovane suona già meglio di tutti noi»
(Arthur Rubinstein al Concorso “Chopin” di Varsavia 1960)
Nei suoi recital, come nei cicli concertistici ideati per le principali istituzioni internazionali, Maurizio Pollini persegue una precisa strategia culturale, da sempre impegnato nella promozione del repertorio accanto alla nuova musica: l’accostamento, come in questo recital, di opere che nel rispecchiarsi di diverse epoche storiche ne risultano reciprocamente illuminate e arricchite. Nella sua Lezione di Piano ascolteremo infatti tre celeberrime sonate di Ludwig van Beethoven, che faranno da cornice a due lavori fondamentali del Novecento storico: i Tre Pezzi op. 11 e i Sei Piccoli pezzi op. 19 di Arnold Schoenberg, aforismi pianistici che a contatto con le opere beethoveniane sembrano quasi coglierne e restituirne l’essenza più intima. È lo stesso Pollini a dichiarare questa strategia, in una recente intervista: «Ho unito pezzi contemporanei a delle Sonate di Beethoven, con l’idea che dovrebbe essere lo stesso pubblico e non un pubblico diverso, non una platea speciale di iniziati, a comprendere la musica contemporanea. Se ci sono motivi di godimento nei brani del passato, ci sono anche in quelli di oggi».
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