Secondo dei tre appuntamenti della doppia integrale bachiana proposta da Mario Brunello, che si esibisce al violoncello e al violoncello piccolo. Bach peraltro compone tanto le Suites per violoncello solo quanto le Partite e Sonate negli stessi anni. Le seconde, lo sappiamo da un prezioso autografo, nel 1720. Le prime tra il 1717 ed il 1723. Bach è all’epoca Maestro di Cappella presso la corte di Köthen. L’obiettivo per entrambe le opere è il medesimo, e creerà non poche difficoltà agli interpreti: dimostrare che è possibile comporre musica polifonica per strumenti convenzionalmente considerati monodici. Un obiettivo che Bach coglie in pieno, creando modelli che poi saranno riferimento per tutti i compositori a venire, esempi non soltanto di perfezione costruttiva, ma anche di una musicalità che non ha mai smesso di incantare interpreti e pubblico, nel corso dei secoli. E un’ulteriore impresa per Brunello, che considera questa nuova avventura bachiana «un po’ come andare ad abitare in un nuovo mondo: penso che gli emigranti che sbarcavano a New York abbiano avuto la stessa sensazione di trovarsi sì fra uomini come loro, ma con una lingua e in un ambiente completamente diversi. A me l’idea di poter suonare un repertorio nuovo fa proprio questo effetto, e lo stesso avviene per tutti gli incontri, quelli con gli attori come con i viaggi… la musica aiuta sempre».