Tra i musicisti cui ci lega un fecondo sodalizio artistico, Yefim Bronfman occupa un posto particolare. Considerato uno dei massimi talenti pianistici del nostro tempo, Bronfman alterna la residenza con la Staatskapelle di Dresda e Thielemann all’esecuzione dei Concerti di Bartók con la London Symphony Orchestra e Gergiev, oltre agli innumerevoli recital che lo vedono al fianco, fra gli altri, di Anne-Sophie Mutter e Lynn Harrell. Grazie alla sua curiosità inesausta, continuiamo con lui ad esplorare il repertorio, magari incrociando strade che apparentemente passano sì vicine, ma parrebbero comunque non trovare punti di contatto. È il caso di questo programma, ove Bronfman mette a confronto il più avanguardista dei romantici, Schumann, con quel Novecento, che fece brillare luci diverse, a volte sfumate, a volte molto contrastate alla ricerca magari di quelle stesse radici popolari che cercavano i romantici. Così il Clair de lune della Suite bergamasque finirà per illuminare la marionetta più famosa del secolo scorso in un gioco di richiami, che un pianista come Bronfman, «interprete prodigioso, capace di svelare l’anima della musica» (Chicago Tribune), non mancherà appunto di rivelarci.