EUROPERAS
Con Europeras, un ampio polittico in cinque parti dedicato al melodramma europeo, John Cage sembra riflettere, attraverso una sorta di camera oscura, l’immagine, analitica e al contempo invertita e deformata, della cultura stessa del vecchio continente. I materiali sonori che egli rielabora provengono infatti dalla tradizione operistica europea, affidati, nel terzo capitolo, Europera 3, alle voci di sei cantanti, accompagnati dalle trascrizioni di Liszt e dalle registrazioni su nastro di celebri arie. Si crea così lo straniante effetto di scissione del tempo e dello spazio presenti, creati dagli interpreti reali (cantanti, pianisti e attori), e del tempo e dello spazio dell’altrove e della reminiscenza. Nata come una sorta di antiopera, Europeras condensa quindi il disappunto di Cage per quella che egli considerava una sorta di istituzione arcaica della vecchia Europa: «Gli europei – sosteneva infatti – ci hanno mandato per duecento anni le loro opere. Adesso io le rispedisco tutte al mittente». Un richiamo all’opera emerge anche in un’altra composizione vocale precedente, Aria. Vocali, sillabe, parole di lingue diverse dall’armeno, al russo, dall’italiano al francese, sono accompagnate in partitura da segni grafici colorati che connotano stili vocali differenti: una prova che il percorso di disgregazione del melodramma era iniziato ben quarant’anni prima del suo manifesto “anti-operistico” Europeras.