Trascendentale come la tecnica di Ilia Kim c’è forse solo la sua attività concertistica: coreana perfezionatasi fra il Mozarteum e l’Accademia di Imola, dove si dedica anche al fortepiano, Ilia Kim ha letteralmente fatto il giro del mondo al pianoforte, dalla Carnegie Hall al Quirinale, affrontando orchestre, festival e prime esecuzioni assolute. Azio Corghi le ha dedicato ad esempio la suite …di bravura, mentre di Sollima ha tenuto a battesimo Virginal Dream (2002), nel 2007 José Cura l’ha voluta protagonista di un concerto nel Padiglione Atlantico di Lisbona, oceanico anche nella presenza di 9.000 spettatori. Ilia Kim affronta spesso programmi monografici, dei quali è anche un’eloquente relatrice. A MIA porterà appunto una riflessione sulle corrispondenze fra pittura e musica: la relazione fra Rachmaninov e Böcklin, che nasce innanzitutto dalla stima del musicista nei confronti del pittore; quella fra Liszt e Gericault, con il quale il compositore condivide la cifra poetica del ruggente romanticismo francese. Infine, nell’Appassionata di Beethoven si possono ritrovare i quadri di Füssli che illustrano il Macbeth (secondo Arnold Schering la sonata sarebbe ispirata proprio alla tragedia di Shakespeare).