IL CALENDARIO – INTERPRETI E PROGRAMMA
16 concerti, 6 debutti a Bologna, 1 prima esecuzione assoluta, 3 prime italiane. Non sono soltanto numeri: sono segni di vita e di vitalità della musica, che mai come in questa trentasettesima stagione mostrano quanto le etichette di “classica”, “repertorio”, “cameristica” vadano strette a una materia tanto pulsante come quella dei nostri Concerti. Ciascuno di essi, più che una mera esecuzione, è un rito, un momento irripetibile che inizia quando le luci si abbassano e i nostri interpreti si donano letteralmente alla musica e al pubblico, consacrandosi anima e corpo alla partitura. E quando finisce, dall’una e dall’altra parte del palco qualcosa è cambiato, perché si sono incontrate energie e condivise emozioni, in uno scambio che è anche un arricchimento reciproco.
L’emblema dell’ascolto e della condivisione è naturalmente rappresentato dagli ensemble, che in questo cartellone saranno cinque, a partire dalla doppia inaugurazione, dei Concerti e del Festival Respighi Bologna, che domenica 24 settembre vedrà impegnati al Manzoni i talenti dell’Orchestra del Conservatorio “G.B. Martini”, ma anche un giovane compositore, che sarà selezionato fra i più meritevoli del Conservatorio felsineo per firmare la prima esecuzione assoluta del brano Omaggio a Respighi, tassello iniziale di una serie di commissioni che il Festival assegnerà ogni anno. Ad un altro brillante allievo del Conservatorio, il pianista Gian Marco Verdone, sarà affidato poi il Concerto in modo misolidio di Respighi, mentre una guest star come Mariangela Vacatello, da oltre vent’anni sulle scene con virtuosismo e passione, eseguirà il Quarto Concerto di Rachmaninov, coronando così le celebrazioni per il 150° anniversario della nascita del compositore. Sul podio un altro interprete brillante e raffinato come Carlo Goldstein, Direttore Ospite Principale della Volksoper di Vienna. Il 22 ottobre tornerà poi a Bologna dopo vent’anni (e dopo aver debuttato nella nostra città, giovanissima, nel 1992) una straordinaria violinista come Midori, che ha dedicato la propria arte a progetti umanitari, e con l’International Community Engagement Program porta la musica negli ospedali, negli orfanotrofi e per le strade delle comunità più povere dell’Est del mondo, dalla Cambogia al Laos, al Nepal. Al suo fianco gli archi del Festival Strings Lucerne, per un programma che fugge espressamente dalla “comfort zone” per proporre pagine inconsuete, con una prima italiana dedicata a Beethoven da Richard Dubugnon, il maturo Concerto di Schumann e la Romanza per violino di Bartók, per concludere con l’apoteosi della danza della Settima Sinfonia di Beethoven, che Wagner definì “l’azione felice dei movimenti del corpo incarnati nella musica”.
Il violino è protagonista anche di altri due appuntamenti “allargati”, e sempre connotati da scelte di programma originali e stimolanti: il 13 novembre, la Lithuanian Chamber Orchestra diretta da Sergej Krylov accosterà Bach e Bartók alla prima esecuzione italiana del Concerto per violino di Nicola Campogrande, mentre il 29 gennaio I Solisti Aquilani debutteranno in cartellone con un mattatore delle scene come Gilles Apap, definito dal suo mentore Yehudi Menuhin come “il vero musicista del XXI secolo”, ovvero l’artista che rappresenta la naturale evoluzione di quella musica viva di cui si parlava sopra, che rispetta il patrimonio della classicità ma apre anche gli orizzonti alla creatività popolare. E proprio una panoramica folkloristica che va dalla Bulgaria all’Irlanda punteggia il concerto del “menestrello” del violino, senza rinunciare però a Mendelssohn e a Nino Rota, con l’unica discriminante di coinvolgere e trascinare con sé il pubblico. Passiamo all’arco grave del violoncello e ci troviamo di fronte a un debutto da record: il 4 marzo approderà per la prima volta a Bologna nella sua storia centenaria una delle più prestigiose orchestre internazionali, quella del Mozarteum di Salisburgo, diretta appunto dal violoncello dal nostro Artista in residenza Luigi Piovano, per la prima data di una selezionatissima tournée italiana che lo vedrà esibirsi nel Concerto n. 1 di Šostakovič e dirigere poi nella Jupiter di Mozart la compagine che più di ogni altra al Salisburghese è storicamente legata.
Il pianoforte si farà in cinque, con due importanti ritorni e tre debutti, e un’estrema varietà di programmi. Il talento adamantino della pianista franco-albanese Marie-Ange Nguci, classe 1997, risuonerà per la prima volta a Bologna il 30 ottobre, scegliendo due campioni del romanticismo come Schumann e Chopin (di cui eseguirà l’integrale dei quattro Scherzi), mentre Lucas Debargue, rivelazione del Concorso “Čajkovskij” 2015 per la qualità visionaria e l’estrema libertà interpretativa, il 12 febbraio renderà omaggio al centenario della morte di Gabriel Fauré con un programma che ne alterna le opere a Beethoven e Chopin. Debutterà a Musica Insieme il 6 maggio Alexander Malofeev, nato nel 2001 e rivelazione a sua volta della sezione “giovani” del Concorso “Čajkovskij” 2014, scegliendo di interrogarsi sull’evoluzione del linguaggio tastieristico da Händel a Rachmaninov e Skrjabin. «Per gli tzigani in musica non vi sono leggi, principi, regole, disciplina… Per essi tutto va bene purché piaccia loro: e piace loro a patto che il loro sentimento ne sia esaltato». Sono parole di Liszt, la cui tredicesima Rapsodia Ungherese concluderà ammiccando ancora al folklore il recital di uno dei massimi pianisti del nostro tempo, Arcadi Volodos, primo concerto del nuovo anno il 15 gennaio 2024, mentre sarà un ritorno attesissimo dopo 15 anni di assenza da Bologna, e per una delle uniche due date italiane in programma, accanto alla Scala di Milano, quello di Hélène Grimaud, che il 4 giugno si rivolgerà alle “tre B” della storia della musica, Bach, Beethoven e Brahms, per chiudere il cartellone di Musica Insieme.
Se il pianoforte è il sovrano indiscusso delle scene concertistiche, il quartetto d’archi rappresenta l’aristocrazia, per nascita e discendenza: di certo il Quartetto Hagen ne incarna le radici più profonde, composto com’è da quattro fratelli salisburghesi che la musica l’hanno vissuta sin dalla culla, e che da oltre quarant’anni la portano nel mondo, con una cinquantina di cd per Deutsche Grammophon e un palmarés di premi che fa tremare le vene. In cartellone il 27 novembre, quello che ad oggi è forse il più celebre quartetto al mondo non mancherà di indicarci le origini e gli sviluppi di un genere che ha entusiasmato e continua a entusiasmare i compositori, da “papà Haydn” a Bartók, passando per Beethoven. All’indiscussa autorevolezza del Quartetto Hagen farà eco il successivo lunedì 4 dicembre il Danish String Quartet, anch’esso blasonato e a sua volta sulle scene da ben vent’anni, ma al suo debutto assoluto a Bologna. Anche il Danish stabilirà i fondamentali del genere, affondando le radici ancor più indietro, nella Ciaccona di Purcell trascritta da Benjamin Britten, e spingendosi fino agli anni Sessanta con lo struggente Settimo Quartetto di Šostakovič, dedicato alla memoria della moglie Nina.
Ancora una prima italiana e una “prima volta” nella nostra città ce la offrono il 18 dicembre i catalani del Kebyart Saxophone Quartet, che insieme ad Albert Cano Smit al pianoforte e a Pablo Barragán al clarinetto non raggiungono la media di trent’anni di età. E trent’anni li avrà appena compiuti la giovane violoncellista Anastasia Kobekina il 22 aprile, quando debutterà a sua volta in duo con Jean Selim Abdelmoula al pianoforte. BBC New Generation Artist dal 2018 al ’21, e premiata al Concorso “Čajkovskij” come all’“Enescu”, Kobekina ha appena firmato con Sony Classical, e la sua creatività e la passione nel superare i confini della musica classica si traducono in programmi dove a comandare è la bellezza, quella che raggiunge gli ascoltatori a prescindere dall’età e dalla formazione, accostando Schumann a Nadia Boulanger e Mjaskovskij a Šostakovič. Proprio quello che farà il Kebyart, nel suo programma che “danza” intorno ai Maestri del Novecento, dall’Uccello di fuoco di Stravinskij alla prima italiana dedicata da Francis Ciesla a Leonard Bernstein, con i colori del sax.
Progetti unici sono non da ultimo quelli di due trii originali e dalla creatività tutta italiana: l’11 marzo Domenico Nordio (violino), Giovanni Gnocchi (violoncello) e Orazio Sciortino (pianoforte) renderanno omaggio alla poesia di Ovidio affiancandole musiche di Janáček, Szymanowski e Liszt ispirate alle sue Metamorfosi e al poemetto Tristia, mentre la lettura dei versi sarà affidata alla voce di una straordinaria attrice e autrice lei stessa, Laura Morante: un progetto assolutamente inedito sul palco di Musica Insieme. Il trio di corno, violino e pianoforte, con tre fuoriclasse come Alessio Allegrini, Marco Rizzi e Benedetto Lupo, sarà poi al centro di un programma che l’8 aprile affiancherà i due brani per eccellenza dedicati a questa formazione: il Brahms “progressista” e sperimentale del Trio op. 40 e l’omaggio che gli rende un secolo dopo György Ligeti.
Radici nel passato e sguardo rivolto al futuro, intrecci fra le arti e metamorfosi: in una parola, la filosofia dei nostri Concerti.
Per informazioni:
Fondazione Musica Insieme – Tel. 051 271932
[email protected] – www.musicainsiemebologna.it – App “Musica Insieme”