LUNEDÌ 27 FEBBRAIO 2023 ORE 20.30
TEATRO AUDITORIUM MANZONI
VIVIANE HAGNER, STEPHEN WAARTS violini
KAROLINA ERRERA, ANNA-MARIA WÜNSCH viole
MIKA HAKHNAZARYAN, ECKART RUNGE violoncelli
BODECKER & NEANDER mimi
Richard Dehmel (1863-1920)
Notte trasfigurata (1896)
Due persone camminano in un boschetto freddo e spoglio;
la luna le segue, esse vi affondano lo sguardo.
La luna passa sopra le alte querce
non c’è una sola nube ad oscurare la luce del cielo,
fin dove arrivano le cime aguzze e nere.
Parla la voce di una donna:
ho in grembo un figlio che non è tuo,
cammino accanto a te da peccatrice
ho compiuto un crimine contro me stessa.
Non credevo più alla felicità
e tuttavia avevo il grande desiderio
di uno scopo nella vita, della gioia e dei doveri
della maternità; così mi sono fatta sfrontata
e ho lasciato tremante che un estraneo
mi avvolgesse in un amplesso,
e me ne sono sentita benedetta.
Ma ora la vita si è vendicata:
ora ti ho incontrato, ho incontrato te
Lei cammina con passo vacillante.
Guarda in alto, la luna la segue.
Il suo sguardo scuro annega nella luce.
Parla la voce di un uomo:
Il figlio che hai concepito
non sia di peso alla tua anima,
oh guarda, come l’universo è chiaro e lucente!
Qui intorno è tutto uno splendore,
tu avanzi con me su un freddo mare,
eppure sfavilla uno strano calore
da te dentro me, da me dentro te.
Il bimbo estraneo ne sarà trasfigurato
e tu lo partorirai per me, da me;
tu hai portato lo splendore in me,
e me stesso in un bambino hai trasformato.
Egli la cinge intorno ai fianchi forti,
i loro respiri si baciano nell’aria.
Due persone camminano nella notte alta e chiara.
GESTI d’amore
Sei archi, due mimi e nessuna parola. Eppure il linguaggio narrativo della musica racconta l’inesprimibile in una originalissima proposta tra Ottocento e Novecento
A due domande dà risposta il programma proposto da questi interpreti, celebri come solisti e come cameristi: in quanti modi si può utilizzare un sestetto d’archi? E in quante maniere si può “parlare” d’amore? La prima risposta è custodita proprio in questo viaggio nella musica dell’Europa centrale tra Ottocento e Novecento, dove autori apparentemente lontani tra di loro sono qui accomunati da più di una ragione: dall’epoca, certo, e dall’abile sfruttamento della duttilità dell’ensemble, ma anche dallo stesso pensiero musicale, nell’uso di una scrittura che intreccia contrappunto e nuove armonie e affianca le forme della musica pura di Brahms al recupero del “sogno d’antico” fatto da un tardivo Strauss, all’impiego dell’ensemble in funzione narrativa adottato da Schoenberg. E con la musica “narrativa” rispondiamo alla seconda domanda: si può parlare d’amore anche esprimendo con le note ciò che le parole non riescono a dire, come in Verklärte Nacht. Oppure attraverso il gesto, senza parole né note, come faranno i due mimi sul palcoscenico, che racconteranno l’essenza dell’inespressa storia d’amore tra Cyrano de Bergerac e Rossana, con un’intuizione che consentirà di unire in un solo pensiero tre brani di autori diversi: